lunedì 26 settembre 2016

Proverbio della settimana





Aje voglia 'e mettere rumma, nu strunzo nunn'addiventa maje babba'!

     Trad. Per quanto si tenti di edulcorarlo, uno stronzo non potrà mai diventare un dolce delizioso come un babà; per analogia, uno sciocco, per quanto si cerchi di migliorarlo, non potrà mai cambiare in meglio la propria natura!




               Perle di saggezza napoletana


             Vocabolario di proverbi napoletani

lunedì 19 settembre 2016

Proverbio della settimana




   So' gghiuto pe'vattere e aggio abbuscato!

     Trad. Sono andato per battere e ho preso solo mazzate!




               Perle di saggezza napoletana


           Vocabolario di proverbi napoletani

mercoledì 14 settembre 2016

Na lacrema lucente v'è caduta, dicìteme nu poco..a che penzate?


"Dicitencello a 'sta cumpagna vosta, c'aggio perduto 'o suonno e 'a fantasia" è l'incipit di 'Dicitencello vuje', una delle 'poesie musicali' che a pieno diritto rientrano nel patrimonio della canzone classica napoletana.

Fu composta e musicata nel 1930 da Rodolfo Falvo (musica) ed Enzo Fusco (testo).
E'la disperata dichiarazione d'Amore di un uomo rivolta alla donna amata, resa in modo indiretto per tramite di una presunta amica,  a cui l'uomo parla chiedendole di riferire all'amata ('sta cumpagna vosta!) che per lei ha perzo 'o suonno e 'a fantasia e che la passione per lei, "cchiù forte 'e na catena", lo tormenta e non gli permette più di vivere.
Solo nell'ultimo verso il protagonista confessa di amare in realtà la sua interlocutrice e quando intravede una lacrima sul suo volto le dichiara che è proprio lei la donna che ama appassionatamente ( "levammece sta maschera, dicimme 'a verità).




Nel corso degli anni la canzone è stata rivisitata e reinterpretata innumerevoli volte; il brano è stato tradotto in inglese, cantato in versione lirica, ripreso in altri testi e musiche. 

In Russia, dove la canzone napoletana viene apprezzata e studiata nei conservatori fin dai primi del '900, rappresenta un cavallo di battaglia di alcuni tra i più celebri tenori.




    Nel video che segue è splendidamente interpretata da 


      Sal Da Vinci



                                     'O Sole Mio - Antologia della Canzone Napoletana

domenica 11 settembre 2016

Proverbio della settimana



     Diceva Pullecenella: a chillu càntero ca 'nce cache tu nun ce fa'caca'a nisciuno.

     Trad. Abbi cura delle tue cose, non prestare agli altri la tua roba.




       Perle di saggezza napoletana

        Vocabolario di proverbi napoletani

domenica 4 settembre 2016

Proverbio della settimana



     Guaje e maccarune se magnano càure.

     Trad. Ormai quel che è successo è successo (è inutile rammaricarsi, bisogna pensare a 

     porvi rimedio!)



    
         Perle di saggezza napoletana

   Vocabolario di proverbi napoletani

giovedì 1 settembre 2016

Dizionario napoletano: "Scarda"


 La scarda è la tipica scheggia, la scaglia, la squama. In genere si usa in senso dispregiativo (scarda 'e cesso!), associandola all'utilissimo oggetto che più volte al giorno utilizziamo per le nostre impellenze fisiologiche.

    

Deriva dal tedesco Skarda, traducibile come "spaccatura". Pochi sanno, e a molti sembrerà strano, che questo stesso termine ha accezione elogiativa se rivolto ad una donna. Infatti una donna è "'na scarda" se è bella e formosa.

Riguardo alla più frequente declinazione del termine, sopra richiamata, ancora sorridendo mi torna in mente un fatto di qualche decennio fa: ero allo stadio in curva, Napoli impegnato in casa in non ricordo quale partita di campionato, attacco affidato a tale Massimo Agostini, che i più tifosi ricorderanno come "il Condor": all'ennesima segnalazione di fuorigioco fischiata allo stesso, alle mie spalle scatta in piedi un tipico lord inglese in canottiera, sudaticcio, pingue, schiumante rabbia e urla: "Austì, lièvate 'a maglietta, fatt'jetta fora!" e dopo un attimo aggiunge: "Si' 'na scarda 'e cesso!!!"; qualche gradinata più indietro si solleva un altro personaggio tipico e di rimando, sempre urlando: "Capooo, e se vede ch'avite perso quacche piezzo!"

     

        

sabato 27 agosto 2016

Tu stive 'nzieme a n'ato...


   Quella tra Pino Daniele e Massimo Troisi è la storia di un'amicizia profonda e sincera, prima ancora che di una fortunata e prematuramente interrotta collaborazione artistica. Si conobbero nel 1976 nella trasmissione televisiva No Stop, entrambi hanno successivamente dichiarato che fu come se si conoscessero da sempre. 

Nel 1981 Massimo Troisi, dopo varie comparse con gli irresistibili e indimenticati sketch con La Smorfia, il trio comico creato con Lello Arena ed Enzo Decaro, arriva e si consacra al grande pubblico con Ricomincio da tre, le musiche del film sono di Pino. 
Primi di giugno del 1994, Massimo se ne era andato da appena qualche giorno, stadio San Paolo, Pino Daniele in concerto, io ero là; qualche secondo prima che iniziasse a parlare sul palco ero già in lacrime, già sapevo per chi sarebbe stato il suo primo pensiero; disse: "prima di venire qua stasera sono passato a prendere Massimo a casa, mi hanno detto che non c'era, era già qua con voi!"...le lacrime non si sarebbero più fermate!

     


Nel 1991 una breve e toccante poesia di Massimo viene messa in note da Pino e inclusa nell'album "Sotto 'o sole". Pensavo fosse Amore invece era un calesse  è il titolo del film che ne esprime il triste messaggio di fondo, a volte si confonde qualcosa di fugace, di labile, di illusorio con l'Amore, quello autentico con la A maiuscola; l'intera colonna sonora del film è ancora di Pino Daniele.
Ci hanno lasciato entrambi troppo presto...ma ci hanno lasciato un patrimonio inestimabile di musica, di poesia, di irripetibili emozioni; hanno consegnato all'Italia e al mondo, ognuno nel proprio ambito, l'immagine profonda di una napoletanità moderna, diversa, intrisa di valori e di sentimenti, ironica e struggente, malinconica e allegra, slegata e lontana dai soliti stereotipi. 
Sono e rimarranno sempre, immortali, nel cuore e nell'anima di ogni napoletano e non solo. Sicuramente, lassù tra le nuvole, staranno ancora scherzando tra loro, tra un accordo di Pino e una battuta di Massimo...e il coro degli angeli del Paradiso a fare da fortunati spettatori.

      Ciao guagliu'..


Tu stive 'nzieme a n'ato
je te guardaje
primma 'e da' 'o tiempo all'uocchie
pe' s'annammura'
già s'era fatt' annanze 'o core.
A me, a me
'o ssaje comme fa 'o core
a me, a me
quann' s'è annamurato.

Tu stive 'nzieme a me
je te guardavo
comm'è succiesso, ammore,
ca è fernuto
ma je nun m'arrenno
ce voglio pruva'.
Je no, je no
'o ssaje comme fa 'o core
je no, je no
quanno s'è sbagliato.





                              Sotto 'o Sole - Pino Daniele